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domenica 19 ottobre 2008

L'America siamo (anche) noi

Crisi economica, recessione, crollo politico ed ideologico, fine di una parentesi di speranza durata appena 63 anni che continuerà ad essere ricordata come l'apoteosi della nostra civiltà.
Il mondo non è finito, lo sappiamo, quando i giganti crollano gli uomini qualunque si scansano e continuano a vivere, pensate forse che un romano qualsiasi si sia fatto tanti problemi con la cacciata dell'imperatore nel 476 d.C.? Io no, o meglio, la sua vita non si è certo interrotta per questo, non ha smesso di andare alle terme, non ha smesso di respirare...
Chiariamoci su una cosa, questo non è il 476, piuttosto il Sacco di Roma, qui l'imperatore non è stato ancora esiliato (mi pare, anzi, che Bush goda di ottima salute), è solo l'impero che ha il mal di stomaco; resta da capire se sia gastrico o appendicite, ma questo lo sapranno solo i nostri nipoti.
In questi giorni si parla molto del fatto che gli americani non possano più garantirsi delle spese per la difesa come quelle che stanno affrontando in Iraq e Afghanistan e che non si possa pretendere di andare avanti così perchè si intravvede il fondo del forziere. Detta in soldoni: non abbiamo più i verdoni per parare il deretano al mondo, veniteci incontro.
Questo appello, velato da un orgoglio yankee di ben nota fama, suona come un monito agli occhi del resto del mondo occidentale: qui si rischia tutto e bisogna assolutamente giocare forte per aspirare a vincere qualcosa. Poker su scala mondiale insomma.
La domanda che chiunque si pone è: vogliamo andarcene con onore, sì perchè è finita se non ve ne siete accorti, garantendo un fututo di glorie a chi verrà dopo di noi o facciamo i codardi e stiamo a centellinare sulle puttanate di ordinaria amministrazione? Io dico che bisogna sparare le ultime cartucce, finire ciò che si è cominciato, lo spettro del Viet Nam è dietro l'angolo, e poi concentrarsi su casa propria senza dimenticare chi siamo, chi siamo stati e chi vogliamo diventare e che cosa rappresentiamo per tutto il resto del mondo: l'unica speranza di un futuro di pace e libertà per tutti ovunque in questo pianeta.
la Primula Rossa

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